L’arco di Traona

Non era solo una porta d’accesso bensì la sede della dogana del commercio lacuale e viario e della riscossione dei dazi, delle decime, delle centene del bestiame e dei tronchi o borelli, fluitati nell’Adda: vi si pagavano “datia panis, vini, carnium, imbottaturae vini, gabellae salis et aliae quaecumque intratae”.

Col pagamento di 6 lire imperiali si poteva “estrarre castagne, biade, legumi in qualsiasi quantità, anche senza alcuna licentia degli officiali della Valle”.

Le contribuzioni del terziere sono fissate nel 1360.

Scattavano, e tutte le occasioni erano buone, e si riscotevano all’arco, imposizioni straordinarie – una tantum – come quella (1311) di un soldo imperiale per ciascuna lira di estimo, a causa delle spese fatte al Castello di Tirano e nella condotta dell’artiglieria dal fiume Tartano al lago.

Anche i versamenti della decima o della “duodecima” venivano effettuati alla “porta o arco di Trahona”: esempio di duodecima: “un covone di frumento – seqale – orzo su 12 covoni, un quartario di miglio-domega-castagne su 24 quartari, un congio di vino su 24 congi, 12 soldi nuovi su ogni secchio di latte misurato a S. Martino, una libbra di lana su 12, 4 denari per un vitello, 2 per agnello”.

Gli estimi di riferimento erano stati fissati già nel 1367, custode ed esattore era la famiglia “Della Porta”.

In alto, al centro dell’Arco, dominava, ed ancora domina, il Cigno dei Paravicini.

  • BIBLIOGRAFIA:
  • Songini, don Domenico, “Storia e… storie di Traona – terra buona”, vol. I, Bettini Sondrio, 2001