Già nel sec. XV sorgeva l’Oratorio di S.Colombano sotto l’abitato di Traona

Si trovava sull’ultimo lembo di terra verso l’Adda, che si allargava nel piano: era lambito dal fiume che, col suo capriccioso vagolare, spostava l’alveo a volte verso Traona, a volte verso Cosio.

Il posto non era dei più allegri: si chiamava infatti “alli morti di s. Colombano” perché vi erano stati radunati i morti di peste, che, dopo l’imperversare delle epidemie, venivano pietosamente esumati dalle selve e dalle vigne, dove avevano avuto precipitosa sepoltura. La fossa comune che raccoglieva i resti di centinaia di vittime delle frequenti ondate del “mal contagioso” era scavata ai piedi dell’Oratorio dedicato al Santo Irlandese.

Nell’anno 1598, mentre la parrocchiale della Trinità al centro del paese e la chiesa di S. Alessandro sul Colle erano nelle mani dei protestanti, i fedeli di Traona ravvisarono la necessità di ingrandire l’Oratorio. Il parroco don Prospero della Chiesa inoltrò la richiesta al vescovo Filippo Archinti:

“Illustrissimo et molto reverendo Signore: Trovasi nel territorio campestre vicino al luoco di Trahona una cappella, overo Oratorio, quale, molti anni sono è stata rovinata ed discoperta et perciò, è parso alla ven.da Comunità di coprirla e restaurarla per rispetto alla religione parendogli inconveniente che le chiese sue restano in tale stato con scandalo dei luterani. Tanto più che una sola chiesa quale avevamo, oltre la Parochiale, gli è stata usurpata dagli eretici. Per questo e per molte altre comodità spirituali che riporteranno dalla erectione di detta chiesa dedicata a S. Colombano, suplicano humilmente Vossignoria che essendo ormai in buono stato, gli conceda licenza di poter celebrare la Messa… perché in questa maniera ‘aumenterà la divotione del popolo e più facilmenle haveranno l’intento della comodità di crescerla et abbellirla, offrendosi tutti a pregare Nostro Signore per il suo felice stato. Trahona li 26 ginaro 1598 – Il curato Prospero de la Chiesa”

Il Vescovo concesse l’autorizzazione e i Traonesi affrettarono i lavori di recupero e di ingrandimento, ma per proseguire i lavori abbisognavano di un tratto di terreno che, già proprietà della parrocchia, era stato abusivamente occupato da N. S.: il sindico Nicolao Lavizzario, il 22 febbraio 1598, con tatto e delicatezza chiese al sedicente proprietario di poter allargare la fabbrica oltre il confine.

Il signor N.S. acconsentì alla richiesta del sindico e si poté completare la chiesa con un bel porticato. Per la proprietà del fondo, arricchito della donazione di quattro pertiche di vigneto e di campo, sorgeranno poi contestazioni che verranno risolte giudiziariamente.

L’Oratorio di San Colombano venne benedetto nell’anno 1639 da don Pellegrino Paravicini di Caspano.

Dapprima in stile romanico, con belle pietre a vista subì poi notevoli cambiamenti ed oggi appare in stile barocco. Un piccolo campanile a vela sostiene la campanella, detta anche “campana dei morti” perché durante le ricorrenti ondate di pestilenza, non veniva più suonata, per non spaventare gli appestati raccolti in rifugi improvvisati, attorno alla chiesa trasformata in Lazzaretto… i rintocchi funebri sarebbero stati troppo frequenti.

Il portone d’ingresso è rivestito da artistiche formelle in bronzo dello scultore Abram di Delebio, riproducenti episodi della vita del Signore e della Madonna; quattro medaglioni raffigurano gli ultimi Pontefici del secolo XX.

L’interno presenta una sola navata a pianta poligonale, con volta a vela; i tre altari in marmo intarsiato sono dedicati a S. Colombano, alla Beata Vergine del Suffragio e a S. Gregorio il Taumaturgo, invocato anticamente contro gli straripamenti, con facile allusione all’Adda vicina.

Le pale degli altari sono del sec. XVII, d’autore ignoto, mentre le decorazioni delle cappelle laterali sono del pittore Luigi Tagliaferri di Pagnona (1905).

Il vescovo Bonesana nel 1706 raccomandava: “Essendo ora mai ridotto a perfectione l’Oratorio novo ad onore di S. Colombano, essendo il vecchio fuor di modo angusto e poco decente, benché provvisto di tutto il bisognevole, raccomandiamo di usare a chi si aspetta ogni sollecitudine per compirne la fabrica, tenendo esatto registro delle limosine che perciò si raccolgono e che si spendono, per renderne a suo tempo il dovuto conto”

Un’artistica vetrata della facciata presenta la Pietà o “Deposizione della Croce” a conforto dei dolenti che visitano il vicino Cimitero. Sotto la mensa dell’altare di S. Gregorio un’urna contiene molte reliquie di Santi Martiri ed un teschio con un cartiglio antico con l’iscrizione: “caput Beati Benigni de Medici vulgo dicto San Bello” (la testa del Beato Benigno dei Medici, detto comunemente San Bello).

  • BIBLIOGRAFIA
  • Songini, don Domenico, “Storia e… storie di Traona – terra buona”, vol. I, Bettini Sondrio, 2001