La chiesa del Convento vecchio era stata consacrata nel 1664 da Mons. Federico Borromeo e scomparve con la distruzione del vecchio Convento nel 1710.

La chiesa del nuovo Convento alla Galletta fu iniziata nel 1725 e benedetta nel 1738.

Nella nuova chiesa fu trasferito quanto fu recuperato dell’antica: “tutto il godibile del vecchio Convento fu trasferito e accomodato nel nuovo” secondo la relazione del padre guardiano Benvenuto da Milano.

Il titolare è rimasto S. Francesco. Nella chiesa nuova si predica per la Vergine Immacolata e se ne fa la solenne novena, il che pur si costumava nella vecchia chiesa.

Precede l’ingresso il pronao ingentilito da una lunetta affrescata dai fratelli Torricelli nel 1756 raffigurante le Stimmate di San Francesco. All’interno, sono interessanti gli altari con preziosi palii in scagliola e le balaustre eseguite in legno, secondo l’uso cappuccino che interpretava rigorosamente l’imperativo francescano della povertà.

Secondo lo stile Francescano sono disposti anche gli altari in cappelle comunicanti, con i confessionali pronti ad accogliere i numerosissimi penitenti che accorrevano da tutta la Bassa Valle, specialmente in occasione del Perdon d’Assisi.

La chiesa, oltre all’altar maggiore, su cui fu posto il mentovato Ecce Homo (ora in una cappella laterale), ha due cappelle per parte con quattro statue, due delle quali sono le suddette della Beata Vergine Immacolata e di S. Antonio di Padova. Le altre due, intagliate di nuovo, sono del patrono Santo Francesco (opera del nostro laico fra Francesco da Vanzone, ora posta sull’altare maggiore) e di San Pasquale Baylon (opera del famoso Albiolo da Domaso). Nella vaghezza della chiesa spicca di molto il coro, quanto questo capace e ben acconcio al suono delle voci.

Nella chiesa si venerano molte reliquie, tra le quali meritano memoria particolare i Corpi dei Santi Martiri Pietro ed Euticchio che versarono il loro sangue per la fede in Roma. Padre Daniele da Dongo li ebbe dal card. Linetti nel 1648 e li trasmise ai frati del Convento di Traona perché vi fossero conservati “perpetuis temporibus” (perennemente).

Notevole il campanile dalle poderose rastremature. La campana maggiore, rifatta con il bronzo di quella del Convento vecchio, reca preziosi riferimenti:

“Sit nomen Domini benedictum in saecula. A.D. 1641 – Incepto novo Conventu anno 1731 una cum Ecclesia, absoluto 1738. Haec campana iam fracta ad honorem sancti Francisci fuit reparata”.

(Sia benedetto il nome del Signore nei secoli. Anno del Signore 1641. Il nuovo convento con la chiesa fu iniziato nel 1731 e finito nel 1738. Questa campana rotta fu rifusa in onore di S. Francesco).

  • BIBLIOGRAFIA
  • Songini, don Domenico, “Storia e… storie di Traona – terra buona”, vol. I, Bettini Sondrio, 2001