Incuneato nella massicciata che fa da argine ad eventuali capricci della Vallina, in un’isoletta verde di robinie e d’arbusti, un granitico basamento regge la statua di S. Giovanni Nepomuceno, più noto come il Santo della Vallina.

Come mai è finita qui, abbandonata e quasi dimenticata, la statua dalle mani tronche e dal naso mozzo?

Il martirio subito tra le gelide acque della Moldava, fiume di Praga nella Repubblica Ceca, aveva fatto assurgere al nostro Santo il ruolo di protettore contro le insidie delle acque. Il Santo divenne popolare con la canonizzazione avvenuta nel 1729 ad opera del Pontefice Benedetto XIII: sui ponti, sugli argini, sui moli, sulle darsene veniva collocata la statua del Martire boemo. Fu posizionato nel 1745 a Chiavenna sul fiume Mera, nel 1756 a Morbegno sul ponte del Bitto e a Sondrio sul ponte del Mallero. E’ di quell’epoca anche la statua della Vallina a Traona.

L’artista l’eseguì in pietra arenaria o molera, di facile lavorazione e di rapida marmorizzazione: raffigurò il Santo col tradizionale abito sacerdotale, con la mantelletta canonicale, col Crocifisso tra le mani e con una stella sul capo come un’aureola.

La statua venne collocata su un piedestallo di granito locale, con questa iscrizione:

D.O.M: Divo Joanni Nepomuceno

(A Dio Ottimo Massimo e a San Giovanni Nepomuceno)

Perché la statua, ormai mutilata, si trova in un luogo di scarso transito? Secondo un’opinione diffusa, si vuole che la primitiva collocazione della statua fosse sul ponticello poco più in alto, che, sulla direttiva dell’antica Valeriana, valicava la Vallina. Una delle periodiche rovinose alluvioni travolse il ponte: la statua finì quindi più a valle, subendo le menomazioni al volto e alle mani che un tempo reggevano il Crocifisso.

Una motivazione della presenza della statua del Santo è offerta dalla pericolosità del torrente che attraversa il cantone di Coffedo e che un tempo ha causato devastazioni funeste che hanno determinato il trasferimento dell’antico Convento, con la distruzione dell’abitato e con la morte di 6 persone, com’è documentato dai registri parrocchiali nell’anno del Signore 1710.

  • BIBLIOGRAFIA
  • Songini, don Domenico, “Storia e… storie di Traona – terra buona”, vol. I, Bettini Sondrio, 2001