Palazzo Parravicini De Lunghi, ora Torri, è uno dei più bei palazzi di Traona.

Come altri in paese, l’edificio apparteneva alla famiglia Parravicini, una delle più potenti della Valtellina. Essa giunse a Caspano nel XIII secolo, ma successivamente discese anche a Traona, dove costruì molte ville e palazzi che ne testimoniano la ricchezza e la potenza.

I primi a scendere da Caspano a Traona furono Giovan Antonio e Francesco, figli di Gaspare, uno dei membri più potenti della famiglia. Francesco, vissuto tra il 1497 al 1530, ebbe due figli: Bartolomeo, che rimase a Traona, e Claudio, che invece si trasferì a Zurigo.

Il palazzo Parravicini De Lunghi in particolare venne costruito dal ramo omonimo della famiglia; questo cognome – De Lunghi – deriva da un membro della famiglia, tale Martino, vissuto tra il XIV e il XV secolo, che fu soprannominato Il Lungo per la sua statura.

Sembra che il palazzo sia stato edificato intorno al Seicento, poi sistemato e completato nel Settecento e ristrutturato in seguito. L’ingresso all’edificio presenta un vasto spazio pavimentato a ciottoli, coperto da un soffitto a volte e sostenuto da colonne di granito e da pilastri. La facciata principale è piuttosto severa; essa, tuttavia, come nel caso di molti altri palazzi dell’epoca, cela alla vista i bellissimi giardini ed orti presenti nella zona retrostante.

Il giardino in passato assolveva diverse funzioni: una parte veniva adibita ad orto e frutteto, un’altra veniva utilizzata solo dai nobili come vero e proprio giardino, mentre l’ultima parte era occupata dal torchio, dalla scuderia e dai fabbricati nei quali venivano svolte le attività agricole che erano alla base della ricchezza della famiglia.

Il palazzo, oltre che dai nobili e dalla servitù, era frequentato quotidianamente da persone con varie mansioni, come contadini e addetti alla torchiatura; infatti, parte della ricchezza della famiglia veniva dalla produzione di vino locale. Tuttavia, nel palazzo che è molto grande, i luoghi destinati ai nobili e quelli utilizzati dalla servitù e dai familiari erano distinti. Anche gli ingressi erano separati: infatti, oltre allo scalone principale riservato nobili, sono presenti altre scale secondarie più nascoste e buie che venivano usate dalla servitù e dai contadini.

Il maestoso scalone principale, in granito, è molto ampio e luminoso e porta ad un corridoio che, oltrepassata un’elegante porta doppio battente, immette direttamente nella sala delle feste. Il corridoio è lungo e stretto, ma molto illuminato grazie alle grandi finestre sulla parete destra. Prezioso è il pavimento in cotto lombardo anch’esso del Seicento.

In diverse parti del palazzo, ad esempio sulle porte, su una cassapanca e in un camino presente nella parte non visitabile di palazzo, è riprodotto lo stemma della famiglia, poi diventato quello di Traona, che rappresenta un cigno bianco su sfondo rosso.

Il salone delle feste del palazzo

Un tempo era la sala utilizzata per le feste e le cerimonie dei nobili come è dimostrato dalla sua ampiezza, che ne fa il luogo per eccellenza di sontuosi ricevimenti con numerosi ospiti. Il salone è infatti l’ambiente più ampio dell’intero palazzo, sia per superficie sia in altezza (che corrisponde a tre piani).

Il pavimento è in “cotto lombardo”, lo stesso che ritroviamo in molte altre stanze. Ai lati del salone ci sono porte di legno con un decoro centrale e sovrastate da un trompe l’oeil, un tipo di dipinto illusionistico che rappresenta una finestra apparentemente reale.

Questo genere di dipinto si ripete anche nella parte superiore della stanza. Questi decori sono stati utilizzati per conferire un senso di maggiore ampiezza e ariosità alla stanza e per togliere un’eventuale sensazione di

claustrofobia che essa avrebbe potuto suggerire in mancanza di aperture e finestre.

Ai lati del salone, in corrispondenza del secondo piano del palazzo, si affaccia un ballatoio o balconata, con la ringhiera in ferro battuto decorata a mano con motivi tipici del Settecento, quali nastri, graticci e bandinelle.

Alle spalle della balconata troviamo delle porte a doppio battente, dalle quali uscivano i nobili per affacciarsi sul salone; il ballatoio poteva essere utilizzato anche per passare da una stanza all’altra, sebbene le stanze fossero già collegate tra loro da altre porte.

Tra una porta e l’altra del ballatoio sono presenti dei quadri ovali con alcuni ritratti di membri della famiglia, che venivano esposti tutti insieme con il probabile intento di sottolineare le antiche e nobili origini del casato e il ruolo giocato dai suoi esponenti più in vista che furono amministratori e importanti ecclesiastici.

Il soffitto della sala è caratterizzato da travi in legno a vista. Le porte che conducono alle stanze intorno alla sala delle feste sono appositamente inclinate affinché si chiudano da sole.

Le piccole stanze che affacciano sul salone delle feste sono: il bagno, il salotto, la sala della stufa, la stanza del camino e la cappella religiosa.

Il bagno è stato ricavato da un salottino con il soffitto a volta e pareti tinteggiate sui toni del rosa pastello. Anche questa stanza presenta il trompe l’oeil, con dipinti di finti vasi di fiori appoggiati su finti cornicioni. Di fianco al bagno troviamo il salottino, caratterizzato da tinte azzurro-verdi che tendono ad illuminare tutta la stanza, all’interno della quale troviamo un divanetto con stampa floreale. Un’altra porta conduce poi alla stanza del camino e alla sala della stufa.

La sala della stufa (Stüa)

Si tratta di un’ampia stanza, a cui si accede dal salone delle feste, utilizzata con ogni probabilità soprattutto nei periodi invernali. Essa presenta i caratteri della tipica stüa valtellinese; è presente infatti un’elegante stufa in ceramica e tutto il locale, pavimento, pareti e soffitti, è rivestito in legno.

La stufa, com’era usanza, si caricava dalla stanza accanto, per evitare di sporcare e per consentire alla servitù di mantenere accesa la stufa senza dover spostare la legna da una camera all’altra, disturbando così chi si trovava nella Stüa.

Pareti e soffitti sono rivestiti in legno e decorati con tinte pastello. In particolare, il soffitto è foderato da assi di legno piane, ma le decorazioni pittoriche ottengono l’effetto illusionistico di far sembrare che si sviluppi verso l’alto. Ritorna anche in questa sala il gusto decorativo presente nelle sale precedenti.

Le porte presentano un solo battente in pendenza per facilitare la chiusura. La porta d’accesso è dipinta con strani motivi: nastri, fiori e due pesci dalla pelle squamata, con la coda arricciata e con bocche aperte da cui esce l’acqua.

Il salottino adiacente, da cui è stato ricavato un bagno, presenta sulla parete una finta cornice in stucco e marmo. È probabile che nello spazio ovale, lasciato neutro, fosse appeso un vero dipinto su tela. Sul lato opposto torna il gusto per il trompe l’oeil: la parte superiore della porta infatti è decorata di un finto cornicione in stucco su cui sono appoggiati finti fiori.

  • BIBLIOGRAFIA:
  • Giornate Fai di Primavera 2017, Istituto Comprensivo di Traona, Comune di Traona, Polaris Sondrio, 2018