Il palazzo Parravicini situato in via Sant’Alessandro è identificato da sempre dai Traonesi come “l’asilo”.

Le lapidi additano ai posteri i nomi dei benemeriti fondatori e benefattori: i primi con l’offerta di Lire 10.000, gli altri con la donazione dello stabile, che derivava da una antica proprietà appartenuta nel Settecento a Gian Maria Bernardo Parravicini figlio di Gian Maria e di Caterina Vertema Franchi.

La proprietà comprendeva: “casa, orto, ronco, stalle vicine, casa del granaro, alle quali coherenzano da mattina li eredi di Paolo Malacrida, da mezzodì Tiberio Malacrida e Filippo Burallo da null’hora il ronchetto della chiesa, da monte i Piccaprè di Somagna”

Giuseppina Parravicini e Guido Parravicini fecero un lascito per l’Asilo Infantile a patto che lo stesso fosse intitolato ad Antonio Parravicini. Guido Parravicini, donatore ed ingegnere, lavorò proficuamente nel campo delle ferrovie anche in Valtellina e in Valchiavenna. Abitante a Milano, conservava proprietà a Traona e in bassa valle.

Attraverso la corrispondenza, si rivelano relazioni con persone di Traona (fattori) riguardanti spedizioni di uva, bachi da seta e scambi di notizie riguardanti fondi di sua proprietà a Traona.

Cronistoria di testamenti e legati

Testamento della Nobildonna Giuseppina Paravicini fu Francesco e Parravicini 5 Maggio 1891: “Lascio alla Congregazione di carità di Traona L 10.000 (diconsi lire diecimila italiane): voglio che il frutto di questo legato venga impiegato in due pensioni a favore di due infermi poveri, ossia impotenti al lavoro. Voglio che il mio erede (nob. Vittorio Paravicini De Lunghi) il giorno del mio funerale abbia a distribuire ai traonesi due quintali di sale e pane del valore di lire 7….”

Testamento del 25 Ottobre 1898: “Annullo il legato di lire 10.000 istituito con testamento 5 Maggio 1891 a favore della congregazione di carità di Traona e lego invece le dette lire 10.000 per l’istituzione in Traona, nell’abitato principale, (di) un ASILO INFANTILE per i ragazzi poveri del Comune, che bramerei si intitolasse a mio fratello ANTONIO.”

Donna Giuseppina Paravicini morì il 10 febbraio 1900.

Testamento del nobile Ingegnere Guido Paravicini fu Pio 17 Maggio 1900: “Lascio un legato di lire 10.000 perché in aggiunta a quello lasciato da mia cugina Giuseppina Paravicini fu Francesco, sia istituito un ASILO INFANTILE per i bambini poveri del Comune… Bramo siano fatti funerali modesti, senza fiori, partecipazioni scritte e discorsi; piuttosto si supplisca con elargizioni ai poveri di Traona.”

L’ing. Guido Paravicini morì il 10 aprile 1902 a 67 anni.

Testamento del Nobile Francesco Sassi De Lavizzari 2 Febbraio 1922: “Nomino erede universale la mia carissima moglie Nobile Camilla Pratolongo… lego all’ASILO INFANTILE DI TRAONA la casa che vi posseggo già proveniente da donna Luisa Paravicini”

L’ing. Francesco Sassi De Lavizzari morì il 7 Febbraio 1922.

Inaugurandosi l’Asilo Infantile Paravicini Don Giovanni Tam, esultante per il raggiungimento del progetto da tempo sognato, compose un’ode celebrativa per l’apertura dell’Asilo.

Traona, 17 novembre 1912

L’asilo divenne il centro dell’attività dei piccoli secondo i dettami delle leggi allora in vigore, che privilegiavano i metodi Froebelani e della Montessori e che prevedevano nei programmi per il corso preparatorio delle Maestre Giardiniere dell’Infanzia, l’insegnamento di religione, preghiera, canti religiosi, disegno spontaneo, recitazione, giochi ginnastici, rudimenti di nozioni, correzione di pregiudizi e promuovere lo sviluppo dello spirito di iniziativa e di autodisciplina.

L’Oratorio Femminile

Nell’Asilo si sviluppò, congiuntamente con la Parrocchia, un attivo oratorio femminile dove le Suore divennero davvero maestre di vita per adolescenti e giovani. Cuore pulsante delle attività fu la Cappellina dove settimanalmente si celebrava la messa.

L’interno della casa, divenuta sede dell’Asilo Infantile Parravicini e abitazione delle Suore che servirono lo stesso dal 1912, subì delle variazioni strutturali. Rimasta invariata è l’entrata, costituita da un corridoio chiuso da una vetrata e ancora chiamata “veranda” dai più anziani, la scala in sasso che sale ai piani superiori e la cantina che si sviluppa su cinque livelli, i cui muri sono stati costruiti con sassi e malta. La pavimentazione della cantina è in terra e ciottoli, alternati a sasso e malta.

Divenuto Centro Sociale Comunale, ospitò le diverse associazioni traonesi; attualmente lo stabile è di proprietà della parrocchia.

Testi: ©Luciana Gaggini