Traona fu, insieme a Morbegno, il centro più importante della bassa Valtellina ovvero del Terziere inferiore.

Medio Evo

Traona fu, insieme a Morbegno, il centro più importante della bassa Valtellina ovvero del Terziere inferiore, diviso nei secoli scorsi, appunto, nelle squadre di Morbegno e Traona. Il paese è collocato allo sbocco del Vallone di San Giovanni, nel cuore della Costiera dei Cech. Nel 1986 fu rinvenuto, durante uno scavo nel cortile dell’ex-municipio, un avello sepolcrale scavato nella pietra, lungo 1 metro e 90 cm., largo 85 cm., profondo 51 cm. e con un bordo di 14 cm. La datazione lo colloca fra il IV ed il V sec. d. C. (età tardo-romana).

Traona (toponimo citato per la prima volta nell’829 (atto di vendita di beni “in Travona”) e, successivamente, in un atto di vendita di selve, campi e vigne del 1020, nel quale si menziona l’espressione “in loco et fundo Travauola”), è sicuramente uno dei comuni “nobili” di Valtellina, per il suo rilievo storico nel Terziere Inferiore della valle, cioè nella bassa Valtellina, e per il suo ruolo di baricentro, per quasi un millennio, della Costiera dei Cech.

All’origine della sua importanza sta sicuramente la posizione geografica: Traona si trovava sulla via Valeriana, la via di transito storica della Valtellina, presso il ponte di Ganda, nodo fondamentale nel transito e nei commerci in bassa valle. Al ponte, infatti, si poteva giungere, dal lago di Como, almeno fino al XII secolo, anche per la via dell’Adda, allora navigabile. Il rilievo di Traona fu, nel Medio Evo, legato anche alla presenza della potente famiglia dei Vicedomini, cui l’imperatore Ottone II, in cambio dei loro servigi e della loro fedeltà, concedette in feudo terre di Valtellina nel 983. Costoro scelsero, per la sua posizione nodale, appunto Traona, dove possedevano, dal secolo XI, il castello di Domofole, a monte del paese, ed esercitavano il diritto di centena sui tronchi convogliati nel fiume Adda verso il lago di Como e sui capi di bestiame da e per la Val Masino. Si fecero anche promotori di quell’aggregazione che prese il nome di “Communitas montanae Domopholi”, una sorta di grande comune che raccoglieva i borghi dell’intera Costiera dei Cech, che però non fu destinata ad avere fortuna storica: tramontata, infatti, la potenza dei Vicedomini, agli inizi del secolo XIV, la Communitas si disgregò.

Nel 1335 di Visconti, signori di Milano, conquistarono la Valtellina e fecero di Traona il capoluogo di una delle due squadre del Terziere inferiore di Valtellina. La bassa Valtellina fu, dunque, divisa in due squadre, quella di Morbegno, che raccoglieva i comuni a sud dell’Adda, e quella di Traona, con i comuni della sponda settentrionale. A Traona risiedette un podestà, e vi fu posta anche una dogana, spostando quella che prima era collocata ad Olonio. Ciò attirò nel paese le nobili famiglie dei Parravicini, dei Vertemate, dei Malacrida e degli Omodei, di origine comasca, che prosperarono esercitando gli antichi diritti di centina sul commercio dei tronchi e sul transito del bestiame. Traona divenne uno dei più importanti comuni guelfi di Valtellina, e partecipò, nel 1370, alla ribellione contro il dominio dei Visconti.

Ecco come lo storico Quadrio, a metà del Settecento, descrive Traona e la sua squadra: “Questa Squadra in undici Comunità è divisa che sono Trahona, Buglio, Ardenno, Dazio, Clivio, Mello, Cercino, Cino, Campovico, Mantello, Dubino. Traona (Treuonia) Quivi il Pretore risiede, che a tutta la Squadra comanda. È diviso frattanto in più Cantoni tal Luogo, che sono Somagna, Moncucco, Susingono, Cofedo, Manezie, Corlazio, S. Agata, Valletta, e Bioggio. Fiorirono in detto Luogo i Balicandi, i Malacrida, i Paravicini, i Poschiavini, Pusterla, i Vicedomini, ecc.”

XVI Secolo

La piena autonomia della squadra di Traona, contestata, nel secolo XV, da Morbegno, fu sancita definitivamente solo nel secolo successivo, dalle Tre Leghe Grigie, che, dal 1512, estesero la loro autorità sulla Valtellina. Per la verità il rapporto fra Traona ed i Grigioni non fu, sin dall’inizio, amichevole: nel 1515, infatti, il paese, insieme a Caspano, fu al centro di un tentativo di ribellione contro il dominio dei nuovi signori venuti dall’opposto versante retico. Traona ebbe confermato, comunque, fino al 1797, il proprio podestà, che estendeva la sua giurisdizione sulle comunità di Dubino, Mantello, Cino, Cercino, Mello, Dazio, Campovico, Ardenno e Buglio, e che amministrava la giustizia civile e penale. A questa figura si aggiungevano il cancelliere, che convocava i consigli di squadra, ed i rappresentanti della squadra nel consiglio di valle.

Nel 1617, a Basilea, viene pubblicata l’opera “Pallas Rhaetica, armata et togata” di Fortunat Sprecher von Bernegg, podestà grigione di Teglio nel 1583 e commissario a Chiavenna nel 1617 e nel 1625; vi si legge (trad. di Cecilia Giacomelli, in Bollettino del Centro Studi Storici dell’Alta Valtellina, anno 2000): “Nell’aprile del 1515 la neve cadeva su Traona: la gelata successiva danneggiò le viti al punto tale che si poté produrre il vino necessario al fabbisogno della vallata per un solo mese. Si trattava inoltre di vino di pessima qualità. Nel maggio di quello stesso anno, alla fine di un temporale, vennero avvistate delle tracce di sangue sul fogliame delle viti e il 12 ottobre questo fatto si ripeté in tutta la Valtellina.”

I nuovi signori sentirono il bisogno, per poter calcolare quante esazioni ne potevano trarre, di stimare la ricchezza complessiva di ciascun comune della valle. Furono così stesi gli Estimi generali del 1531, che offrono uno spaccato interessantissimo della situazione economica della valle (cfr. la pubblicazione di una copia secentesca del documento che Antonio Boscacci ha curato per il Bollettino della Società Storica Valtellinese). Nel “communis Trahonna” vengono registrate case e dimore per un valore complessivo di 982 lire (per avere un’idea comparativa, Forcola fa registrare un valore di 172 lire, Tartano 47, Talamona 1050, Morbegno 3419); vengono menzionate due fucine ed una segheria, valutate 19 lire; boschi e terreni comuni sono valutati 7 lire; campi e selve occupano 2260 pertiche e sono valutati 1643 lire; gli alpeggi, che caricano 275 capi, vengono valutati 45 lire; i vigneti si estendono per 1489 pertiche e sono stimati 2568 lire; vengono torchiate 62 brente di vino (una brenta equivale a 90 boccali), valutate 62 lire; gli orti occupano 5 pertiche, per un valore di 20 lire; il valore complessivo dei beni è valutato 6634 lire (sempre a titolo comparativo, per Tartano è 642, per Forcola 2618, per Buglio 5082, per Talamona 8530 e per Morbegno 12163).

Giovanni Guler von Weineck, uomo d’armi e diplomatico, governatore della Lega Grigia in Valtellina nel biennio 1587-88, nella sua opera “Rhaetia”, pubblicata a Zurigo nel 1616, così sottolinea la felice posizione e l’importanza di questo centro: “A ponente di Coffedo, dopo un buon tiro di schioppo, sempre sulle falde della catena settentrionale, allo sbocco di un Vallone che precipita dall’alto, non troppo lontano dal lago di Como ed a giusta distanza dall’Adda, sorge la grande borgata di Traona, così chiamata come per voler dire terra buona. Il paese è alquanto elevato, per ripararsi dalle rovinose piene del torrente, ed è il capoluogo della squadra omonima. Ivi risiede il podestà della squadra di Traona, da quando la giurisdizione di Cosio Valtellino…venne divisa in due squadre. In questo paese sorgono diversi palazzi ragguardevoli e signorili e fiorisce numerosa la nobiltà; vi risiedono i Paravicini, i Vicedomini, i Castelli S. Nazaro, i Malacrida, i Della Donna e parecchie altre famiglie, che quasi tutte traggono la loro origine da Como, o da altri luoghi dell’antico Ducato di Milano. Da queste e da altre stirpi nacquero in Traona parecchi gentiluomini, che hanno conquistato rinomanza in molti regni ed in molti stati del mondo, perché eccellono per dottrina, per valore personale e per abilità di condottieri; per queste ragioni essi ottennero da imperatori, re, principi e signori, grandi elogi, svariati favori e cospicui privilegi”.

Nel medesimo periodo cui si riferisce la descrizione del von Weineck, il vescovo di Como di origine morbegnese, Feliciano Ninguarda, effettuò in Valtellina una visita pastorale (1589) e registrò, in Traona, 150 famiglie cattoliche e 15 riformate, alle quali si dovevano aggiungere 20 famiglia a Corazzo (nel complesso, possiamo stimare la presenza di 900-1000 anime circa). Una generazione dopo, circa, vale a dire nel 1624, il numero di abitanti di Traona è stimato in 1000.

Ma lasciamo a lui la parola: “A mezzo miglio sopra Bianzono (Piussogno) in linea retta per la pianura verso l’acqua di Clivio c’è, ai piedi del monte, vicino all’Adda il paese di Traona, dove risiede il pretore del terziere inferiore oltre l’Acida. L’insigne chiesa parrocchiale è dedicata a S. Alessandro Martire. Rettore è il sac. Gabriele Menato di Tresivio al quale, diventato vecchio e inabile, è stato dato come coadiutore il sac. Giacomo Sermondi di Grosio assai colto, diligente e sollecito nel suo ministero. La comunità di Traona, che assomma in sè molte frazioni, conta circa centoquaranta famiglie, tutte cattoliche, ad eccezione di un uomo, Francesco Parravicini, e di altre quindici famiglie forestiere, oriunde di Caspano, che vivono a Traona durante l’inverno e d’estate a Caspano. Esse hanno, con gli altri eretici di Caspano, il loro predicante; tuttavia, da pochi anni hanno portato anche a Traona un altro predicante. Compie questo compito ereticale l’ex cappuccino di S. Francesco fr. Antonio, ora chiamato Cesare Piacentino, che ivi prese una cosiddetta moglie.”

A Traona vi è un’altra chiesa dedicata alla SS. Trinità, una volta dotata di redditi, concessa in uso agli eretici di Caspano ed agli altri, dove il predetto cappuccino, ora apostata, predica l’eresia. A un miglio scarso oltre Traona, appena fuori strada sul monte c’è la frazione di Corlazzo, dipendente dalla comunità di Traona, con circa venti famiglie tutte cattoliche. Vi sono due chiese non lontane l’una dall’altra, dedicate l’una a S. Agata e l’altra a S. Caterina Martire. In esse raramente si celebra la messa per la penuria di sacerdoti e per la povertà di quella gente, non possedendo le chiese provento alcuno”.

Sempre nell’opera “Pallas Rhaetica, armata et togata” di Fortunat Sprecher von Bernegg, podestà grigione di Teglio nel 1583 e commissario a Chiavenna nel 1617 e nel 1625; vi si legge (trad. di Cecilia Giacomelli, in Bollettino del Centro Studi Storici dell’Alta Valtellina, anno 2000), troviamo: “Di là dall’Adda si trova la squadra di Traona, suddivisa in undici comuni: I Traona, la zona più grande e la località di residenza del podestà, è suddivisa in vari cantoni: Somagna, Moncucco, Susingono, Coffedo, Manescia, Corlazzo, S. Agata, Valletta e Bioggio, in posizione alta sulla montagna.”

XVII Secolo

Questa è la descrizione della Traona e della sua squadra ad inizio del Seicento, nell’opera “De rebus Vallistellinae” di Giovanni Tuana (1589-1636; a cura di Tarcisio Salice e Abramo Levi): “Il Terziero di sotto è longo 13 miglia, né si distingue per pievi. come li terzieri di sopra, ma in due squadre, cioè la squadra di Traona, quale è mano diritta, nella quale vi è una prepositura ed alcune parochie con la residenza pretoriale in Traona luoco segnalato, et la squadra di Morbegno a man sinistra, dov’è una arcipretura, una prepositura ed alcune cure.. Tutta questa spiaggia è fruttifera: quella di Traona di vino assai buono, frutti e biade, il fianco sinistro di fieno, castagne, legnami e carne… Traona terra nobile, pretoria, riguardevole per belli edifici, honorati, per molte famiglie nobilissime, è situata alle radici del monte puoco lontano dal piano, appresso la quale passa un grosso rivo et molto minacievole. Ha la chiesa parochiale di S. Alexandro martire con 200 fameglie in circa. Se bene abbondi di vino et habbi campagna fertile, tuttavia è di pessim’aria per la breva sollevata dal lago, quale porta le grosse essalationi dalle paludi inferiori. Ha questa parochia nel monte una contrada chiamata Corlazzo con un oratorio di S. Catarina et una chiesa chiamata S. Maria di Bieggio. Puoco lontano dalla chiesa già detta di S. Giovanni et puoco lontano da Traona v’è un’altra contrata chiamata Cofeto. Verso mattina, da là dal rivo, si fabrica un convento per lì Padri Riformati di S. Francesco.”

La compresenza di cattolici e riformati (cioè protestanti) a Traona costituisce un ulteriore elemento di interesse storico. Dal punto di vista religioso, Traona si era staccata dalla pieve di Olonio nel 1441.

Poi, dopo lo scisma luterano nella prima metà del secolo successivo (cui aderì la Lega Grigia), ecco sostituirsi in Traona la già menzionata comunità protestante, costituita in prevalenza di famiglie di Caspano, che risiedevano a Traona nella stagione invernale. Le due comunità si scontrarono ben presto, in occasione dell’insurrezione Valtellinese del 1620 contro il dominio dei Grigioni, nel contesto della tragica Guerra dei Trent’anni. Traona divenne una delle roccaforti delle truppe franco-veneto-sabaude, alleate dei Grigioni, che si contrapponevano agli spagnoli ed agli imperiali, che invece volevano cacciarli dalla Valtellina, nodo di comunicazione strategico fra i possessi dei primi (milanese) e dei secondi (Tirolo).

Nel gennaio 1625 l’ingegnere militare veneto Francesco Tensini presentò al Coeuvres, comandante francese alla testa delle truppe franco-venete, il progetto di una fortezza quadrata, con quattro baluardi e due tenaglie, da costruire sulla sponda sinistra dell’Adda presso Traona contro gli Spagnoli. Nell’intenzione dei collegati questa fortezza avrebbe dovuto costituire, con il fortino Nouvelle France di Morbegno, un baluardo insuperabile che avrebbe impedito alle forze imperiali di congiungersi con quelle spagnole, asserragliare nel forte di Fuentes. I lavori cominciarono, ma a metà febbraio 1627 si decise di distruggere quanto era stato costruito, perché l’opera risultò troppo costosa.

Ma neppure se fosse stata costruita la progettata fortezza questa avrebbe potuto difendere Traona, come tutti gli altri comuni di Valtellina, dal tremendo flagello della peste, portato dalla calata dei Lanzichenecchi dalla Valchiavenna, che infierì nel 1630-31 (con una recidiva nel 1638-39) e ridusse almeno alla metà la popolazione della valle. Seguì un periodo di crisi economica e decadenza, dal quale la Valtellina cominciò a risollevarsi solo nel secolo successivo.

Ciò spiega perché il Seicento fu il secolo nel quale cominciò un significativo movimento emigratorio da diversi paesi della Costiera dei Cech, Traona compresa, ed alcune città nella penisola italiana, prima fra tutte Roma. Dai documenti consultati da Tony Corti e riportati nell’opera “I Valtellinesi nella Roma del Seicento” (edito a cura della Provincia di Sondrio e della Banca Popolare di Sondrio nel 2000) risulta la presenza a Roma, nel Seicento, dei traonesi Giouanni Rediluna da una terra che si chiama Traona, fachino a Ripetta, Gioanni Buonoli del q. Pietro da Traona, Domenico di Minatio da Traone di Valtolina, Andrea di Bartolomeo da Trauona, careter, Francesco Rossi del q. Cristoforo da Traona e Francesco Rossi del q. Cristofaro di Trauona.

Un quadro sintetico di Traona nella prima metà del Seicento è offerto dal prezioso manoscritto di don Giovanni Tuana (1589-1636, grosottino, parroco di Sernio e di Mazzo), intitolato “De rebus Vallistellinae” (cit.). Vi leggiamo: “Traona terra nobile, pretoria, riguardevole per belli edificij onorati, per molte fameglie nobilissime, è situata alle radici del monte puoco lontano dal piano, appresso la quale passa un grosso rivo et molto minacievole. Ha la chiesa parochiale di S. Alexandro martire con 200 fameglie in circa. Se bene abbondi di vino et habbi campagna fertile, tuttavia è di pessim’aria per la breva sollevata dal lago, quale porta le grosse essalationi dalle paludi inferiori. Ha questa parochia nel monte una contrata chiamata Corlazzo con un oratorio di S. Catarina et una chiesa chiamata S. Maria di Bieggio. Puoco lontano dalla chiesa già detta di S. Giovanni et puoco lontano da Traona v’è un’altra contrata chiamata Cofeto. Verso mattina, da là dal rivo, si fabrica un convento per li Padri Riformati di S. Francesco.”

XVIII Secolo

Un quadro sintetico della situazione del paese a metà del Settecento ci viene offerto dallo storico Francesco Saverio Quadrio, che, nell’opera “Dissertazioni critico-storiche intorno alla Rezia di qua dalle Alpi oggi detta Valtellina” (Edizione anastatica, Bologna, Forni, 1971), scrive: “Traona (Trevonia). Giace questo Luogo a’ Gradi di latidudine 46. min. 8 secondo l’Anville. Quivi il Pretore risiede, che a tutta la Squadra comanda. È diviso frattanto in più Cantoni tal Luogo, che sono Somagna, Moncucco, Susingovo, Cofedo, Manezie, Corlazio, S. Agata, Valletta, e Bioggio. Fiorirono in detto Luogo i Balicandi, i Malacrida, i Paravicini, i Poschiavini, i Pusterla, i Vicedomini ec.”

Interessante è anche il quadro demografico sintetico del Terziere Inferiore nella seconda metà del Settecento, che lo studioso e letterato bormino Ignazio Bardea ci offre nella raccolta epistolare “Lo spione chinese” (edizione fuori commercio a cura di Livio Dei Cas e Leo Schena, pubblicata nel 2009 con il contributo della Banca Popolare di Sondrio): “Piantedo è la prima terra che incontrasi nella inferior Valtellina nella parte meridionale dell’Adda non numera di anime che 190, Delebio 837, Cosio Valtellino 780, Andalo 280, Rogolo 302, Bema 248, Sacco 762, Rasura 276, Pedesina nella Valle del Bitto 140, Girola 760, Campo della Valle di Tartano 557, Tartano 449, Albaredo 372 e Talaona 1372. Dipendono tutte dalla giurisdizione di Morbegno la cui popolazione ascende al N.° di 2097. Dalla parte settentrionale dell’Adda si veggono Monastero che fa anime 122, Mantello 252, Dubino 400, Mello 986, Cercino 780, Cino 483, Traona1100, Clivo 300, Campovico 316, Cattaeggio 172, Roncaglia 995, Dazio 305, Caspano 945, Ardenno 1054, Bulio 696 e Biolo 357.”

Il Settecento fu secolo di lunga e graduale ripresa, ma è significativo osservare che la popolazione di Traona registrata nel 1797, anno di congedo dei magistrati della Lega Grigia, era di 1035 unità, cioè, sostanzialmente, la medesima rispetto a due secoli prima. Traona venne poi inserita, nel periodo napoleonico, come comune di III classe, nel V cantone di Morbegno. Nel 1807 contava 925 abitanti (725 nel centro, 200 a Bioggio, nucleo di mezza montagna dove si trova la chiesetta di S. Maria, che fu, prima di S. Alessandro, centro della pieve di Traona).

Molto severo sul periodo della dominazione francese in Valtellina è Dario Benetti (cfr. l’articolo “I pascoli e gli insediamenti d’alta quota”, in “Sondrio e il suo territorio”, IntesaBci, Sondrio, 2001), il quale sostiene che esso rappresentò l’inizio di una crisi senza ritorno, legata alla cancellazione di quei margini di autonomia ed autogoverno per Valtellina e Valchiavenna riconosciuti durante i tre secoli di pur discutibile e discussa signoria delle Tre Leghe Grigie, vi leggiamo: “L’1 aprile 1806 entrò in vigore nelle nostre valli il nuovo codice civile, detto Codice Napoleone, promulgato nel 1804. A partire da questo momento si può dire che cessi, di fatto, l’ambito reale di autonomia delle comunità di villaggio che si poteva identificare negli aboliti statuti di valle. I contadini-pastori continueranno ad avere per lungo tempo una significativa influenza culturale, ma non potranno più recuperare le possibilità di un pur minimo autogoverno istituzionale, soffrendo delle scelte e delle imposizioni di uno Stato e di un potere centralizzati. Già l’annessione alla Repubblica Cisalpina, peraltro alcuni anni prima, il 10 ottobre 1797, dopo un primissimo momento di entusiasmo per la fine del contrastato legame di sudditanza con le Tre Leghe, aveva svelato la durezza del governo francese: esso si rivelò oppressivo e contrario alle radicate tradizioni delle valli; vennero confiscati i beni delle confraternite, furono proibiti i funerali di giorno, fu alzato il prezzo del sale e del pane, si introdusse la leva obbligatoria che portò alla rivolta e al brigantaggio e le tasse si rivelarono ben presto senza paragone con i tributi grigioni. Nel 1798 a centinaia i renitenti alla leva organizzarono veri e propri episodi di guerriglia, diffusi in tutta la valle: gli alberi della libertà furono ovunque abbattuti e sostituiti con croci. Nel 1797, dunque, la Valtellina e contadini perdono definitivamente le loro autonomie locali, entrano in una drammatica crisi economica e inizia la deriva di una provincializzazione, di una dipendenza dalla pianura metropolitana e di un isolamento culturale e sociale che solo gli anni del secondo dopoguerra hanno cominciato a invertire”.

XIX Secolo

Al periodo napoleonico seguì quello della dominazione austriaca, segnato da eventi che incisero in misura pesantemente negativa sull’economia dell’intera valle. L’inverno del 1816 fu eccezionalmente rigido, e compromise i raccolti dell’anno successivo. Le scorte si esaurirono ed il 1817 è ricordato, nell’intera Valtellina, come l’anno della fame. Vent’anni dopo circa iniziarono le epidemie di colera, che colpirono la popolazione per ben quattro volte (1836, 1849, 1854 e 1855), mentre quella della crittogama, negli anni Cinquanta, mise in ginocchio la vitivinicoltura valtellinese, annientandone quasi totalmente la produzione. Queste furono le premesse del movimento migratorio che interessò una parte consistente della popolazione nella seconda metà del secolo, sia di quella stagionale verso Francia e Svizzera, sia di quella spesso definitiva verso le Americhe e l’Australia.

Dal 1816 al 1853 Traona fu centro di distretto (distretto V di Traona), che comprendeva i comuni di Campovico, Civo, Dazio, Mello, Cercino, Cino, Dubino, Mantello e Valle del Masino), distretto che confluì, a metà del secolo (1853), nel III distretto di Morbegno. Traona aveva, allora, 1159 abitanti. Alla II Guerra di Indipendenza del biennio 1859-60, che portò all’unità d’Italia, parteciparono i Traonesi Boraschi Giuseppe, Baraglia Giuseppe, Fiorini Defendente, Giumelli Pietro-Antonio, Maestrelli Pietro, Piccapietra Pietro, Paravicini Pietro, Paravicini De Lunghi Giuseppe e Torri Francesco.

All’Unità d’Italia (1861) Traona contava 1164 abitanti. I Traonesi furono subito chiamati a servire la neonata patria italiana nella III Guerra d’Indipendenza, combattuta nel 1866 contro l’Impero Asburgico; vi parteciparono Andretti Battista, Broglio Giuseppe, Boraschi Giuseppe, Bonini Giovanni, Baraglia Giuseppe, Chini Pietro, Giumelli Pietro-Antonio, Giumelli Domenico, Piccapietra Giuseppe e Porta Vincenzo.

Nei decenni successivi la popolazione salì a 1218 abitanti nel 1871, fece registrare una leggera flessione (1188 abitanti) nel 1881 ed una successiva ripresa (1271 abitanti) nel 1901.

Nel 1884 la “Guida alla Valtellina”, edita a cura della sezione Valtellinese del CAI, così descriveva il paese: “Traona (300 m, 1088 ab.), ridente borgata, capoluogo di mandamento. Superba vista dalla chiesa, che trovasi su di un poggio alto un centinaio di metri sopra il paese. Sede sotto i Visconti e i Grigioni di un podestà, Traona fu, da tempo immemorabile, dimora di ragguardevoli famiglie. Oggi vi hanno belle villeggiature varie famiglie Parravicini. Ad oriente del borgo un torrente, denominato il Vallone, minaccia continuamente rovina alle circostanti campagne. Esso trasporta al piano enormi quantità di massi e ciottoli di serizzo ghiandole, provenienti dalla frana di S. Giovanni. Al di là del torrente una strada selciata adorna di cappelle conduce ai ruderi di un antico convento di frati.”

XX Secolo

Nel primo decennio del Novecento vi fu una piccola rivoluzione nella vita del paese, che fu per la prima volta allacciato ad una rete di distribuzione dell’energia elettrica, grazie alla costruzione, da parte della ditta Cambiaghi, di una centralina, in località Somagna, sul torrente Vallone, cui se ne aggiungerà, ben presto, una seconda. Se pensiamo a quanto sia per noi difficilmente immaginabile di poter vivere senza di essa, possiamo ben comprendere la portata di questo evento.

Anche nei primi decenni del Novecento la popolazione ebbe un andamento altalenante: 1239 abitanti nel 1911, 1341 nel 1921, 1274 nel 1931 e 1297 nel 1936. Nella Prima Guerra Mondiale caddero diversi cittadini di Traona: i soldati Massironi Giulio, Mentasti Pasquale, Bolla Giuseppe, Ranieri Daniele, Quaini Antonio, Chini Giovanni Battista, Librandi Michelangelo, Provveduto Provino, Quaini Pietro fu Vincenzo, Risciotti Lorenzo (disperso), Marchetti Matteo Stefano (disperso) e Risciotti Giacomo, il sergente Lauri Lorenzo, il sergente Cambiaghi Ettore ed il capitano Bianchi Giacomo.

Ecco come, nel 1928, Ercole Bassi, ne “La Valtellina – Guida illustrata”, presenta il paese: “Dalla stazione di Cósio una rotabile, lunga circa 1 km., varca l’Adda sopra un ponte di legno e conduce all’antico borgo di Traóna, capoluogo di Mandamento, già sede di Pretura (m. 260, alla chiesa m. 288 – ab. 473-1366 – P. T., telef. – R. C. – Uff. Reg. – varie osterie – lati. soc. – coop. di cons. – med. cond. – farm. – circ. ricr. – caffè). Traóna possiede un vecchio convento ora riattato da congregaz. francesi, poi trasferitisi a Roma. Nella chiesetta di esso vi sono interessanti statue in legno; e nella prima cappella a sinistra, intorno alla statua di S. Antonio, sono dipinti molti angeli, che per disegno, vivacità ed espressione ricordano la mano dell’Appiani. Nella parrocchiale vi sono tre grandi quadri del 700 di Gianolo Parravicini con fatti della vita dì S. Alessandro; una serie di tele rappresentanti le Virtù, dello stesso Parravicini. Sono pure pregevoli gli intagli dell’organo e del pulpito. La vòlta del presbiterio è frescata da P. Ligari colla glorificazione di S. Alessandro. Un incendio distrusse, nell’82, molti paramenti di pregio.”

Pesante fu anche il tributo pagato dal paese nella Seconda Guerra Mondiale: morirono Castagna Bruno (medaglia d’oro), Barolo Abbondio, Bonini Salvatore, Gaggini Tersilio, Pensa Angelo, Piccapietra Abramo, Piccapietra Antonio, Piccapietra Amatore e Piccapietra Domenico; furono, invece, dichiarati dispersi Bianchi Ezio, Bonini Andrea, Bonini Giacomo, Crapella Giovanni, Gaggini Modesto, Pensa Orazio, Piccapietra Dante, Piccapietra Giacinto, Piccapietra Pietro e Poloni Tersillo.

Un balzo deciso in avanti, pur con andamento fluttuante, si ha nel secondo dopoguerra: gli abitanti sono 1656 nel 1951, 1422 nel 1961, 1578 nel 1971, 1725 nel 1981 e 1922 nel 1991. Alle soglie del terzo millennio Traona conta 2187 abitanti (2001). La popolazione raggiunge, infine, la cifra di 2290 abitanti nel 2005, il che configura un sostanziale raddoppio rispetto al XIX Secolo.

XXI Secolo

Traona attualmente conta circa 2900 abitanti.

  • BIBLIOGRAFIA:
  • “Traona”, in “Le vie del bene”, Morbegno, 1928, nn. 1, 2, 3, 4 e 6
  • G.A.M. (Gruppo Aquile di Morbegno), “Alti sentieri a nord di Poira – Itinerari escursionistici, storia, leggende, flora e fauna dei Cech – Cartine dei sentieri”
  • Fattarelli, Martino, “La sepolta di Olonio e la sua pieve alla sommità del lago e in bassa Valtellina”, Oggiono, 1986
  • Scuola elementare “B. Castagna” di Traona, “Le leggende della nostra cultura popolare” (classi V, a.s. 1993/94), Traona, ciclostilato in proprio
  • Songini, don Domenico, “Storia e… storie di Traona – terra buona”, vol. I, Bettini Sondrio, 2001
  • Songini, don Domenico, “Storie di Traona – terra buona”, vol. II, Bettini Sondrio, 2004
  • Songini, don Domenico, “I drammi storici ”,  vol. III, Bettini Sondrio, 2005

Fonte: ©Massimo Dei Cas – Paesi di Valtellina